Oggi è il primo maggio, festa dei lavoratori; oltre a questa ricorrenza celebrata in molti paesi del mondo per ricordare tutte le lotte per i diritti dei lavoratori, per me da sempre è stato anche altro: oggi è l’anniversario della nascita di Ignazio Silone, nato a Pescina il primo maggio del 1900. Silone per me ha rappresentato una fonte di acqua cristallina e fresca nella siccità che spesso la vita ti impone di sopportare, per questo anche oggi ho bevuto un sorso della sua acqua, a maggior ragione oggi.

“Per quale destino o virtù o nevrosi, a una certa età si compie la grave scelta, si diventa “ribelli”? Scegliamo o siamo scelti? Donde viene ad alcuni quell’irresistibile intolleranza della rassegnazione, quell’indifferenza dell’ingiustizia, anche se colpisce altri? E quell’improvviso rimorso d’assidersi a una tavola imbandita, mentre i vicini di casa non hanno di che sfamarsi? E quella fierezza che rende le persecuzioni preferibili al disprezzo?”
A questa domanda di Ignazio Silone pochissimi hanno saputo rispondere, uno di questi è senz’altro “i mid’chitt” Francesco Ippoliti, medico povero, il medico dei cafoni, un anarchico che decise di spogliarsi di ogni bene per essere coerente con la sua scelta “povero fra i poveri, per non essere complice”. Un medico che aveva capito quale era l’unica medicina per i cafoni “La medicina giusta, l’unica medicina è: la terra ai cafoni”.
Questo è il bicchiere di acqua che ho bevuto: oggi è il 1 maggio 2023, e anche oggi come ieri “LA MEDICINA GIUSTA, L’UNICA MEDICINA E’: IL LAVORO AI LAVORATORI”
Il titolo di questo mio articolo è una delle citazioni che amo di più del grandissimo Silone, l’immagine che ho messo è tratta invece dalla nota come autore al mio libro “Appartenenze”, a dimostrare come Silone, insieme alla mia terra, ha sempre rappresentato un’immensa fonte di ispirazione per i miei intenti letterari.