E’ disteso sopra il lenzuolo aperto sul coprimaterasso, lo sente ammucchiato sotto la schiena, ma non ha e non vuole avere la forza per alzarsi, mettere il lenzuolo per bene e ridistendercisi sopra. Ha il cuscino sotto la testa poggiato alto sulla testiera e questo gli basta per girarsi verso la pila di libri sul comodino, che è sempre abbastanza alta, ma è dinamica dato che il privilegio del libro che sta in cima non è mai solo appannaggio di un libro solo, ne legge più contemporaneamente a seconda dei generi.
Questa volta però l’imprimatur sta spettando in modo continuativo e univoco ad un libro solamente che gli sta particolarmente piacendo. Legge diverse pagine fino a quando la forza che non voleva impiegare per alzarsi, gli viene da sé automatica nel quasi scatto che lo porta con il libro in mano seduto sul letto.
“Esco sul balcone, la città è silenziosa e c’è l’odore della pioggia che sta per cadere, quello che in campagna si sente molto di più, quello che tutti pensano venga dalle piante e che invece viene dalle pietre: il petricore”.
Chiude Restiamo così quando ve ne andate di Cristò e rimane per qualche secondo immobile, interdetto dal caso assurdo del destino.
Quante possibilità ci sono che pensi ad una parola particolare, specifica, di cui tra l’altro ne conosci pure il significato ma non ne ricordi il termine e dopo poco, mentre leggi un libro, uno tra i tanti che hai in casa, uno tra le migliaia di libri che potevi scegliere in libreria o in qualunque altra parte e BAMM!!! Trovi la parola lì davanti i tuoi occhi scritta e spiegata per bene.
E’ assurdo, come il caso è sempre assurdo nelle piccole e nelle grandi cose. Prende il telefonino e scrive un messaggio all’amico descrivendogli di come il caso gli abbia fatto ricordare, o meglio leggere, la parola petricore.
“Ma dai… non ci credo, sei andato tu a trovare apposta questa parola”
“Se ti dico che è andata così è così” gli risponde caustico e decide di fare una foto al passo del libro e mandargliela per messaggio, lui risponde di circostanza e con altre cose, non seguono altri messaggi.
Come si fa ad essere così indifferenti pensava, quante possibilità potevano esserci? Posa il libro e va alla scrivania sotto la libreria dove ha l’agenda in cui scrive le parole delle quali non conosce il significato, ne ha diverse di queste agende, o meglio di queste rubriche, è un’abitudine che ha fin da ragazzino, va alla lettera “p” e la parola petricore c’è.
Con il lavoro e le cose da fare, sempre tante, il tempo è spietato, è difficile toglierlo da altro per averlo dove vuoi, per questo il momento per leggere lui lo trova sempre la sera quando sta dentro il letto, prima di andare a dormire. Se durante la lettura trova una parola che non conosce, non dice a sé stesso ‘domani trovo il significato e lo scrivo’, sa che non lo farà o che comunque non ricorderà più la parola, fa tutto subito, si alza dal letto vede il significato sul telefonino con google e lo scrive. Sorride a questo pensiero perché utilizzare google su internet come dizionario e poi scrivere a mano su una rubrica come un bambino gli sembra un ossimoro, un’antitesi tecnologica, ma a lui piace fare così. Questa abitudine comporta comunque una fatica, specialmente quando in inverno si sta belli caldi dentro il letto e alzarsi certo non ti invoglia, sembra quasi che sia destino che deve provare sempre fatica perché ha sempre da lavorare.
E’ arrivata la fame e si decide di andare a preparare la cena, il libro gli sta piacendo davvero molto e lo lascia aperto capovolto con le pagine rivolte sul lenzuolo come fosse un uccello con le ali spiegate pronto per riniziare il volo dopo una breve pausa terrestre; fa così lui che mette sempre il segnalibro nello stesso verso, se per fretta o disattenzione lo mette capovolto, lo rigira sempre, anche perché ha tanti segnalibri, perché la pila sul comodino è costante e ogni segnalibro ha il suo verso o comunque la direzione che gli ha dato lui.
Dal soggiorno con il tavolo apparecchiato vede dalla porta il libro aperto sul letto, sembra proprio un uccello che sta per librarsi in volo, pare però che sta ancora fermo perché lo sta aspettando; immagina la sua camera senza soffitto, aperta su di un cielo un po’ nuvoloso come quello di oggi 12 agosto.
Rinizia a leggere, a volare, passa attraverso le nuvole e inizia di nuovo a piovigginare, scende giù, la terra e le rocce si bagnano… petricore, sorride… è davvero stanco si addormenta.
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